Il Tetto Racchiuso

 

Testimonianze storiche, curiose e caratteristiche, presenti nel territorio del Comune di Roccaforte Mondovì, sono i fabbricati rurali a “tetto racchiuso”. Si tratta di una rara tipologia architettonica montana quasi sicuramente legata alla cultura occitana a cui appartiene la zona.


La funzione principale ed universalmente diffusa cui adempie la costruzione di un tetto, sia esso di pietra, scandole, paglia, coppi, tegole o lamiere, è quella di proteggere dalle intemperie non solo l’interno dell’edificio ma anche la sommità dei suoi muri; si tratta cioè di una superficie che copre ampiamente l’intero perimetro murario.


Una tipologia particolare caratterizza invece l’impiego della paglia nelle vallate propriamente monregalesi  poiché applica un principio inverso al precedente, attribuendo ai muri frontali, terminanti a timpano, il compito di racchiudere e proteggere le estremità del tetto di paglia. Questo si configura necessariamente ribassato rispetto ai frontespizi ed appoggiato su travi di colmo e arcarecci inseriti nello spessore dei frontespizi stessi; cosicché le due falde del tetto scendono a ricoprire unicamente i due muri laterali. I muri frontali, che rimarrebbero scoperti, sono a loro volta protetti da larghe lastre di pietra disposte a gradini più o meno evidenti oppure semplicemente sovrapposte, embricate come tegole normali. Circa i motivi che hanno determinato la preferenza di un tetto racchiuso su di un tetto coprente i pareri sono ormai concordi: i muri frontali sopraelevati hanno lo scopo di proteggere dal vento le estremità del leggero tetto di paglia. In effetti è chiaro che un tetto proteso al di sopra dei timpani proprio le estremità della copertura risentono il danno maggiore. D’altra parte in Valle Ellero il vento non è frequente ma talvolta di estrema violenza e questo spiegherebbe la primitiva adozione in zone particolarmente esposte quali gli alti fianchi delle valli che scendono a Nord, esposti ai venti del mare e della pianura padana.

Di estremo interesse è il fatto che questa tipologia si trova, oltre che in questa Valle, solo nelle valli Tanaro, Maudagna, Corsaglia e Pesio ed in nessun’altra valle del Cuneese, dove pure l’uso della paglia era assai comune ma esclusivamente sotto forma di tetto coprente (Valli Vermenagna, Stura) e non compare, a quanto finora ci consta, in tutta la catena alpina. Essa risulta invece molto diffusa in alcune valli dei Pirenei Centrali (Vallèes de l’Adour et du Gave), nei Bassi Pirenei (Bèarn), nel Vercors.


Questa struttura di tetto assume nella bibliografia nomi diversi: frontespizi salienti, pignons à gradins per i francesi, a passo d’uccello, o a lisca di pesce o tetto scalare.


Sarà per via dell’isolamento delle nostre vallate dai grandi flussi turistici, isolamento protrattosi in pratica fino all’epoca postbellica, il fatto certo è che la bibliografia specifica ha finora ignorato l’esistenza di questa grande isola nostrana di architettura tipica; brevi accenni alla tipologia compaiono in opere dedicate all’architettura in generale, ma senza precisi riferimenti topografici. Solo negli ultimi anni il Politecnico di Torino si è interessato a questa particolare architettura realizzando un volume in merito, supportato da alcune tesi di laurea.

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